Perchè animali sani = alimenti sani ?
di Paola Scaramozzino
Diamo alcune informazioni sulla sicurezza alimentare illustrando come sono  organizzati i controlli sanitari sugli alimenti di origine animale (AOA) in  Italia.
Gli  Enti preposti a questi controlli sono i Servizi veterinari, che nel nostro  Paese, unico esempio in tutta l’Unione Europea, sono inquadrati sotto il  Ministero della Salute, invece che sotto il Ministero delle Politiche agricole.  Questo tipo di organizzazione non è casuale: scaturisce da una precisa volontà  di garantire i consumatori, anche a rischio, come a volte è successo, di non  riuscire a supportare adeguatamente i produttori (allevatori e trasformatori di  prodotti di origine animale), specie durante le numerose crisi del settore che  si sono manifestate negli ultimi anni (mucca pazza, influenza aviaria ecc). Gli  allevatori hanno infatti riscontrato, da parte   dei veterinari pubblici, una attitudine maggiore a fungere da  controllori della corretta applicazione di regole europee, non sempre facile nella realtà dei nostri allevamenti.
In  realtà, negli ultimi anni, visto il verificarsi in Paesi nord europei come la  Gran Bretagna  di numerosi gravi problemi  sanitari nell’allevamento e nelle produzioni conseguenti, anche a causa della  carenza di controlli sanitari ufficiali qualificati, attualmente il “modello Italia” è guardato  con interesse in Europa.
- Sanità animale (A);
 - Igiene degli alimenti di origine animale (B)
 - Igiene degli allevamenti e igiene urbana (C).
 
Esse sono comprese nei Dipartimenti di Prevenzione delle ASL, insieme ai Servizi di Igiene pubblica, Igiene degli alimenti e Sicurezza del lavoro. Quindi, il compito dei servizi veterinari è di PREVENIRE problemi sanitari nell’uomo derivanti da AOA che possono essere contaminati da agenti biologici o da sostanze chimiche, prodotti con tecnologie inadeguate o anche semplicemente mal conservati. Compito della prevenzione, di per sè molto diverso da quello dei NAS che hanno semplicemente funzione repressiva sulle frodi e che comunque si avvalgono spesso della consulenza di professionalità veterinarie o di laboratori specializzati come gli IIZZSS (Istituti Zooprofilattici Sperimentali).
Negli  ultimi anni l’armonizzazione della  legislazione in materia di sicurezza alimentare in Europa ha comportato una  sorta di “rivoluzione copernicana”. Innanzitutto è stata istituita l’Autorità  Europea per la Sicurezza alimentare, che ha sede a Parma e che ha il compito di  supportare dal punto di vista della valutazione del rischio gli organismi  comunitari e formulare pareri sulla base delle più avanzate ed aggiornate  conoscenze scientifiche.
Su  questa base poi i legislatori europei stabiliscono le regole di Sicurezza  alimentare a cui i diversi Paesi devono attenersi.
Altra  novità è che gli operatori della catena alimentare sono essi stessi  responsabili della correttezza delle procedure di produzione e sono coinvolti  in prima persona nella garanzia di qualità e salubrità dei prodotti. In  pratica, mentre fino a pochi anni fa i controlli ufficiali erano concentrati  solo sui prodotti finali, uova, latte, carne, cibi confezionati ecc, che  venivano sottoposti anche a prelievi a  campione presso gli stabilimenti di produzione o  presso gli esercizi commerciali ed esaminati  in laboratorio, attualmente i controlli sono distribuiti lungo tutta la  filiera.
 
Questo significa che la garanzia della salubrità dei prodotti deriva  anche dai controlli sul benessere degli animali da cui essi originano, dalla  completa tracciabilità dei singoli capi animali, da corrette pratiche aziendali  comprese eventuali trattamenti farmacologici sugli animali ed acquisto di  alimenti zootecnici di qualità, da stabilimenti in cui la temperatura di  conservazione sia appropriata, l’igiene sia garantita da accurate disinfezioni  e disinfestazioni e da una continua formazione degli operatori. Gli  stabilimenti e gli esercizi commerciali devono perciò adottare un sistema di  autocontrollo basati sul sistema HACCP, (Analisi dei pericolo e dei punti di  controllo critici).
I  Servizi veterinari intervengono poi nella fase del “controllo  dell’autocontrollo” attraverso verifica dei documenti ed esami di laboratorio.
Alla  fine di un processo così controllato costantemente, i controlli sul prodotto  finito, ancorché a campione, costituiscono il coronamento di un processo  finalizzato alla prevenzione.
Le  analisi di laboratorio sono di tipo chimico e microbiologico. Gli esami di tipo  chimico hanno l’obiettivo di garantire il consumatore da frodi alimentari, da  trattamenti illeciti come quelli con ormoni, ma anche da residui di  contaminanti ambientali o di farmaci ammessi. Questa attività è programmata  annualmente dal Ministero della Salute che predispone il Piano Nazionale dei  Residui a cui i Servizi veterinari devono attenersi per prelievi. I controlli  microbiologici anche seguono una programmazione in funzione della diffusione di  alcuni agenti patogeni e della numerosità degli impianti di produzione nel territorio  delle diverse ASL.
Nonostante  tutto questo le zoonosi (malattie trasmissibili dagli animali all’uomo) e le  tossinfezioni alimentari non sono completamente eradicate dal nostro  territorio.
Anzi,  pur essendo oggettivamente meno frequenti, spesso, come conseguenza della  globalizzazione delle merci e dei sistemi di produzione industriale, quando si  manifestano, coinvolgono spesso nei singoli episodi un numero elevato di  persone.
Purtroppo il “rischio zero” non esiste e sarebbe demagogico pretendere di garantirlo. E’ auspicabile, oltre che realistico, proporre livelli di rischio accettabili dalla popolazione, in funzione della reale pericolosità di un evento per la salute umana e dalla probabilità conosciuta che questo si verifichi. A patto ovviamente che ci sia una corretta informazione dei consumatori, che sono alla fine gli stessi che mantengono, con le tasse che pagano, il Sistema Sanitario Nazionale.
Inoltre, da bravi GASATI, non dobbiamo trascurare il rischio che processi di igienizzazione esagerata, ed applicazione pedissequa di regolamenti dalle misure standardizzate, conducano ad alimenti sì sani, ma senza sapori originali, che noi apprezziamo particolarmente e che sono caratteristici delle nostre produzioni tipiche, fiore all’occhiello della tradizione alimentare italiana. Essere consumatori critici in questo senso significa conoscere il quadro generale delle filiere produttive e di controllo, sapere che il livello di garanzia è oggi elevato, a patto che ogni elemento che compone la catena dal produttore al consumatore rispetti le regole e partecipi attivamente e responsabilmente al processo, senza inseguire pericolose “scorciatoie” sanitarie.